Il periodo di convivenza è compreso nell’assegno di divorzio: cosa cambia?

Una recente sentenza della Cassazione ha inserito anche il periodo di convivenza all'interno dell'assegno di divorzio. Ma capiamo meglio.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato delle novità sull’assegno di divorzio con l’avvocata Annamaria Bernardini De Pace.

Buongiorno bentornata!

«Buongiorno, auguri a tutti! È aumentato l’assegno di mantenimento, io non sono d’accordo su questa cosa. Il concetto è che di fatto è migliorato, perché vale il periodo della convivenza non matrimoniale. Cioè, se due sono stati insieme cinque anni, due anni, dieci anni prima del matrimonio nella stessa casa, facendo la stessa vita, quando si valuta l’assegno di mantenimento del divorzio, bisogna tener conto di questo periodo. Per cui se una donna, per esempio, ha lasciato il lavoro in quel periodo per dedicarsi alla famiglia, allora il suo assegno dev’essere valutato anche in questi termini, cioè come perdita di carriera. È giusto che si valuti la perdita di carriera, però, secondo me, visto che la convivenza non è sottoposta al nostro diritto, salvo in determinati casi, perché farlo entrare nel diritto al divorzio?»

Giusta osservazione. Ci chiedevamo: ma come si fa a capire quando comincia questa convivenza?

«Quando vivono insieme, si prendono la stessa cosa, hanno un conto economico, un ménage comune. Naturalmente vale anche in senso negativo. Se lui ha tradito in quei cinque anni e ha creato delle problematiche a lei, se ne tiene conto e si valuta. Quindi se lei vuole dire, per esempio, “l’ho sposato lo stesso anche se mi ha fatto soffrire e voglio essere risarcita di quello che ho sofferto”, si calcola anche quello. Si mette insieme tutto quello che è successo.»

Esempio terra terra: io e Max stiamo insieme da dieci anni e ci siamo sposati da cinque. Nei primi cinque anni che siamo stati conviventi, se non c’è niente di cointestato, io posso negarlo. Posso dire che veniva a trovarmi.

«Va bene, ma ci saranno altrettanti testimoni che diranno invece qual è la verità. Non bastano le parole dei protagonisti del processo. Bisogna sapere che il processo non è basato sulla verità reale, ma sulla verità processuale, cioè quello che si può provare, quello che si è in grado di dimostrare davanti al giudice.»

Da quando verranno applicate queste novità?

«Già si possono applicare. Se il concetto entra nella testa dei giudici, che è giusto, lo applicano fin da subito a fronte di comportamenti di avvocati proiettati su quell’obiettivo.»

Quindi quando una relazione finisce non sentiremo più dire “mi hai fatto perdere del tempo”, perché il tempo viene monetizzato.

«Certo. Però secondo me è assurdo che si valuti in questi termini la convivenza e non si valuti la convivenza come argomento per avere un assegno. La convivenza da sola, senza un matrimonio. È lì che io non sono d’accordo.»

Una domanda arrivata ora: non mi sono sposata, ma risultavo essere nello stato di famiglia del mio ex compagno, ho diritto a qualcosa?

«Ecco, appunto! No, è questo il concetto. È lì che trovo che sia sbagliato. Poi, se la casa è di lui e la convivenza è stata lunga si può stare dentro un po’ di più, però ogni volta bisogna andare a vedere e cucire un vestitino sulle misure precise di quel matrimonio.»

Non ci resta che farle gli auguri per un anno prospero! Grazie, Kiss Kiss a lei!

«Anche a voi, buon anno e tanti auguri!»

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