Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato della scomparsa di Aleksej Navalny con il giornalista Giampiero Gramaglia.
Buongiorno Giampiero bentornato! Partiamo da questa notizia: in tutto il mondo si rincorrono manifestazioni che celebrano Navalny come un eroe. Lo è, o di che si tratta? E quanto questo suo gesto può essere utile alla democrazia?
«Buongiorno Max e Max e buongiorno a chi ci ascolta. Senz’altro è una persona che ha fatto una scelta coraggiosa e di cui probabilmente conosceva l’epilogo quando è tornato in Russia dopo essere stato curato in Germania, essendo già stato avvelenato in Russia. Poi, che nel passato remoto di Navalny ci possano essere atteggiamenti o posizioni che possono apparire discutibili, ma parliamo dell’inizio del Ventunesimo secolo, può anche darsi. Ma la sua testimonianza di fermezza nell’opposizione a Putin nell’ultima fase, in particolare dopo il ritorno in Russia, è stata molto forte e capita da quella parte di opinione pubblica russa che è a conoscenza di questo, perché la capacità del regime di Putin di condizionare anche l’informazione è molto alta. Non penso che si debba, in questo momento, discutere la figura di Navalny, ma bisogna soprattutto preoccuparsi di quanto ci sta avvenendo intorno. A Est, abbiamo un’invasione dell’Ucraina e la repressione del dissenso con l’eliminazione del leader dell’opposizione. A Sud abbiamo l’ascesso di terrorismo di Hamas e gli eccessi della guerra a Gaza. Abbiamo un signore che ci minaccia di toglierci la solidarietà atlantica se non paghiamo e se tornerà al potere.»
C’è un punto cardinale libero, Giampiero?
«C’è il grande Nord, ma è scarsamente vivibile!»
All’indomani delle tante manifestazioni in tutto il mondo, anche la fiaccolata al Campidoglio in onore di Navalny, che ripercussioni potranno esserci sulle imminenti elezioni che ci saranno in Europa? Ma anche le altre previste nel mondo: secondo te ci sarà uno scossone oppure no?
«Le elezioni che dovrebbero risentirne di più sono quelle del 17 marzo, che sono quelle presidenziali in Russia. Può darsi che la percentuale di voti a favore di Putin scenda dell’1% o del 2%, può darsi.»
Quindi scenderà al 95%.
«Esatto, resterà una percentuale che un tempo si definiva bulgara. In Europa non penso che le frange putiniane presenti più o meno in tutti i Paesi – e che magari in Ungheria sono anche maggioritari, e forse anche in Slovacchia – avranno un peso determinante. Gli Stati Uniti andranno a votare quando probabilmente si saranno già dimenticati di Navalny, fra dieci mesi. L’atteggiamento di uno dei due candidati porta a dire che più di Putin la colpa è di Biden, Trump ne fa un elemento di politica interna e non di politica internazionale.»
L’obiettivo è tenere accesa la luce di Navalny.
«Per tenerla accesa dovremmo accendere la luce della difesa dell’Europa, rendendoci un po’ autonomi da quello che succede a Est e a Ovest.»
Grazie Giampiero!
«Grazie, buona giornata e Kiss Kiss a tutti!»