Dal 16 settembre 2023 al 7 gennaio 2024, “Edgar Degas e i suoi amici” porta a Palazzo Dalla Rosa Prati la visione, il metodo e il contesto artistico dell’impressionista atipico.
“Se da una parte fu un individuo dal carattere difficile e non esattamente circondato da amici, dall’altro, sul piano creativo, Degas era pronto a difendere l’arte e gli artisti che per aspetti specifici venivano esclusi dalle correnti in voga”, spiega Vincenzo Sanfo, curatore di “Edgar Degas e i suoi amici”, mostra che dal 16 settembre 2023 al 7 gennaio 2024, porterà al Palazzo Dalla Rosa Prati di Parma un’eterogenea selezione di lavori di un gigante atipico dell’epoca impressionista e quelli di alcuni suoi illustri contemporanei. “Questo è un fattore da tenere in considerazione quando osserviamo nell’insieme il corpus di opere in mostra. Non è una panoramica su una scena alternativa, ma un universo parallelo e a tratti secante, composto da figure che non si allineano. O lo fanno naturalmente, ma non del tutto. Per perseguire un’estetica personale, inevitabilmente contagiata dalla sensibilità contemporanea”.
Una personalità complessa e fuori dagli schemi, dunque, ma anche un artista unico ed eclettico, capace di dare alla propria visione una connotazione realista tecnicamente figlia del modus operandi dei grandi maestri del passato: Edgar Degas arriva a Parma e non è solo. Come il titolo della mostra suggerisce, insieme all’impressionista atipico che guardava al presente ma lo ritraeva con una maestria che era prodotto del rispetto e della conoscenza della storia dell’arte, a essere esposti nelle sale dello splendido edificio dalle forme neoclassiche accanto al Battistero e in corrispondenza di piazza Duomo fino 7
gennaio 2024 saranno anche i lavori di artisti che in un modo o nell’altro hanno incrociato e condiviso in parte o totalmente il percorso di un gigante inafferrabile, di cui un’eccezionale sezione fotografica permette di spiare il quotidiano.
L’itinerario curato da Vincenzo Sanfo, si presenta come un’immersione tra disegni, importanti xilografie, litografie e pochoir, acqueforti, libri, heliogravure e sculture in bronzo che compongono nel complesso l’idea stessa di un’estetica sposata, citata o lambita da contemporanei di Degas come Morisot, De Nittis, Cassat, Moreau, Renoir, Raffaelli, Manet, Lepic, Guillaumin, Forain, Desboutin e Boldini.
“Questa è l’ennesima dimostrazione di come Parma sia impegnata a confermare la propria vocazione a evidenziare le sfumature meno affrontate della storia dell’arte e a puntare i riflettori su luoghi storici, magari non nati con una precisa funzione espositiva, ma capaci di assolverla brillantemente”, commenta il vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Parma, Lorenzo Lavagetto. “Se Degas è una sorta di outsider dell’epoca impressionista, Palazzo Dalla Rosa Prati è un edificio che ogni abitante di Parma ha
probabilmente notato dall’esterno, perché da sempre considerato un gioiello del patrimonio architettonico e artistico della città. C’è inoltre da dire che la famiglia lo aveva trasformato nel tempo in una sorta di museo non ufficiale, con dipinti oggi esposti alla Galleria Nazionale. Quindi, diciamo che è una sorta di risveglio”.