Cybersicurezza e riconoscimento facciale: com’è la situazione

In questo periodo si parla tanto di cybersicurezza e riconoscimento facciale. Alessandro Longo ci spiega la situazione.

Questa mattina in Good Morning Kiss Kiss abbiamo parlato di Cybersicurezza e dell'utilizzo di Clearview AI, che fornisce software di riconoscimento facciale.




Per fare il punto della situazione è intervenuto Alessandro Longo, direttore agendadigitale.eu:

Quanto viene utilizzato il riconoscimento facciale in Italia?
«Ufficialmente il Governo, durante un'interrogazione parlamentare, ha annunciato di non utilizzare Clearview, ma un altro sistema di riconoscimento facciale ed è permesso, perché analogo a quello che già facevano con le impronte digitali. C'è uno schedario con tutti quelli che vengono schedati e sono dati utilizzati e utilizzabili dal Governo. Lo utilizzano per individuare chi compie o ha commesso crimini. Ben diverso Clearview che prende le immagini da foto e video anche dai social media in maniera del tutto indiscriminata.»

Ci sono potenziali risvolti positivi con l'utilizzo di questa tecnologia, giusto?
«Sì, è così perché viene utilizzata per abbreviare i tempi delle indagini e il Garante della privacy ha detto che va bene. È una normale automatizzazione di quello che prima si faceva manualmente confrontando i volti.»

Quanto sono affidabili questi software?
«Le cifre cambiano tantissimo e il Governo non ha mai divulgato l'efficacia di questi software. In letteratura scientifica si dice 90-95% a seconda dei casi. Fino a poco tempo fa si diceva che con le minoranze etniche c'è più rischio di falsi positivi e negativi. Una cosa che non è ancora permessa in Italia è il riconoscimento facciale in tempo reale con telecamere di videosorveglianza, c'è una legge che lo vieta. In luogo pubblico non si può installare videocamera di sorveglianza con un software di riconoscimento facciale per identificare tutti quelli che ci passano. In Cina è possibile; in Italia, per fortuna, no. Poi nella vita non si sa mai cosa può succedere.»

«Il problema è l'uso di quali dati, perché lo schedario utilizza dati di persone che sono state fermate, che hanno firmato un'autorizzazione, un consenso. La videocamera, invece, prende tutti quelli che passano. Per non parlare di un software che va sui social e prende immagini e video di chiunque.»

Per quanto riguarda la guerra tra Russia e Ucraina, l'informazione continua a dilagare. In merito sono stati presi provvedimenti dalle Big Tech?
«Sì, certo, tutte le Big Tech hanno aumentato moltissimo gli sforzi, in testa Facebook e Twitter, e anche TikTok che è partita con un po' di ritardo. Uno degli effetti è che Facebook, Twitter e Instagram sono stati bloccati in Russia per ripicca.»

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