Chi è l’Ayatollah Khamenei, nel mirino di Israele: il ruolo del figlio Mojtaba

L'Ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell'Iran dal 1989, è al centro dell'attenzione internazionale dopo gli attacchi israeliani. Il figlio Mojtaba viene indicato come possibile successore. Ecco cosa si sa sulla posizione e sulle mosse della famiglia Khamenei.

L’Ayatollah Ali Khamenei è la guida suprema dell’Iran dal 1989 e, secondo alcune fonti, sarebbe ora nel mirino di Israele dopo i recenti attacchi che hanno colpito il paese. La sua figura resta avvolta nel mistero, anche per la sua abitudine a non lasciare mai il territorio iraniano da oltre trent’anni. In queste ore, cresce l’attenzione anche sulla posizione della sua famiglia e sul possibile ruolo del figlio Mojtaba nella successione.

Khamenei e la sua posizione dopo gli attacchi

Khamenei non avrebbe lasciato l’Iran dal 1989 e, anche in questi giorni di tensione, non ci sarebbero conferme ufficiali su eventuali spostamenti. Alcune fonti sostengono che la guida suprema si troverebbe ancora a Teheran, protetto da un imponente apparato di sicurezza. Il Tempo scrive che “l’ayatollah non si è mai mosso dal Paese, nemmeno nei momenti più difficili”. Non risultano dichiarazioni ufficiali di Khamenei in merito agli ultimi attacchi israeliani, ma secondo alcune fonti la sua presenza sarebbe costantemente monitorata dalle autorità di sicurezza iraniane.

Il ruolo della famiglia e la questione della successione

Negli ultimi giorni si è parlato molto anche della famiglia Khamenei. Il figlio Mojtaba viene indicato come possibile successore alla guida suprema. Il Tempo riporta che “Mojtaba è considerato da molti l’erede designato”. Tuttavia, non ci sono conferme ufficiali su una sua investitura imminente. Alcune fonti sottolineano che la famiglia Khamenei sarebbe stata rafforzata nelle misure di sicurezza dopo gli attacchi israeliani, ma non emergono dettagli precisi sulla loro posizione attuale.

Le vittime degli attacchi e la reazione iraniana

Secondo l’ANSA, gli attacchi israeliani avrebbero provocato 224 morti in Iran, mentre Israele avrebbe registrato 24 vittime. Non risultano dichiarazioni pubbliche di Khamenei dopo questi eventi, ma secondo alcune fonti le autorità iraniane avrebbero rafforzato la sicurezza attorno ai principali esponenti del regime. Il Corriere della Sera sottolinea che la situazione resta tesa e che la figura di Khamenei continua a essere centrale nella gestione della crisi.

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